Il Castello Aragonese di Baia è un imponente monumento situato appunto a Baia, frazione di Bacoli. Attualmente ospita il Museo Archeologico dei Campi Flegrei, ma in passato ha ricoperto diversi ruoli. Prima come villa residenziale romana, poi fortezza militare, poi carcere e poi ancora orfanotrofio. Le sue mura sono testimoni di secoli di storia e oggi rappresentano un grande patrimonio del nostro territorio.
- Castello Aragonese di Baia
- Origini
- Nel 1400
- Nel 1500
- Nel 1700 e 1800
- I e II Guerra Mondiale
- Dal 1900 ad oggi
- Architettura antica residenza romana
- Architettura originaria del Castello
- Potenziamento militare del Viceré
- Orfanotrofio
- Museo Archeologico dei Campi Flegrei
- Mappa
Castello Aragonese di Baia, fortezza che domina il golfo flegreo, scrigno di ricchezze storiche
Il Castello Aragonese di Baia è un'opera architettonica maestosa, fra le più iconiche di tutti i Campi Flegrei. Sorge su un alto promontorio che si affaccia sul Golfo di Pozzuoli e di Napoli, da qui lo sguardo riesce a spaziare fino a Procida, Ischia e Cuma. Insomma, una posizione strategica importante, soprattutto in epoca militare. Infatti, dal '400 in poi è stato per molti anni una fortezza difensiva. Ma la sua storia comincia ancor prima, inizialmente nacque in epoca romana come villa residenziale. Tuttavia, sono tante le trasformazioni che ha subito nei secoli. Durante le guerre mondiali è stato un carcere e successivamente un orfanotrofio, mentre attualmente è sede di un importante museo.
Le origini del Castello Aragonese di Baia
Ciò che sappiamo riguardo l'origine del Castello Aragonese di Baia è che, sul promontorio dove oggi sorge la fortezza che tutti conosciamo, c'era un grande complesso residenziale risalente all'epoca romana. Non è chiaro chi abitasse lì, forse Caio Giulio Cesare.
In alcune testimonianze, infatti, Tacito affermò che la villa di Cesare sorgeva su una grande altura che dominava l'intero golfo di Baia. Tuttavia, l'abitazione andò distrutta. Alcuni resti furono ritrovati nelle zone circostanti, altri sprofondati sotto il livello del mare a causa del bradisismo, inseriti nell'attuale Parco Archeologico Sommerso. Altri ancora furono inglobati nella successiva costruzione del castello e scoperti durante moderne opere di restauro.
La storia del Castello Aragonese di Baia dal 1400
Dopo circa mille anni di abbandono, nel 1495 ciò che rimaneva dell'antica villa romana fu incorporato nella costruzione di una grande fortezza militare. L'edificio fu edificato dal re Alfonso II d'Aragona, desideroso di sfruttare la sua posizione strategica per creare un grande baluardo difensivo contro gli attacchi dei Saraceni. I frequenti tentativi d'invasione, infatti, costrinsero i sovrani a prendere provvedimenti e potenziare le difese del regno. Per farlo, si avvalsero della consulenza dell’ingegnere senese Francesco di Giorgio Martini. Il risultato faceva pensare ad un vero e proprio villaggio fortificato. Tuttavia, dell'originaria architettura non restano molte tracce, poiché nei decenni successivi il Castello Aragonese di Baia subì diverse trasformazioni.
La storia del Castello Aragonese di Baia dal 1500
Il Castello riuscì a proteggere il golfo per circa quarant'anni fino a che, nel 1538, fu devastato dall'eruzione che diede vita al Monte Nuovo. Un vero e proprio cataclisma che durò diversi giorni, dove si verificarono terremoti, boati, piogge di cenere, pietre e lapilli che crearono danni all’intera zona.
Fu dunque necessario dare il via ad una serie di opere di restauro e ampliamento, ordinate dal viceré Pedro de Toledo, già insediatosi a Napoli nel 1532. La ristrutturazione andò a modificare definitivamente la primitiva fisionomia del Castello Aragonese di Baia. Le modifiche dovevano essere in linea con le innovazioni militari, per cui il programma di potenziamento fece assumere al forte l'aspetto che in parte conserva tuttora, con torri, ponti levatoi, fossati e percorsi tortuosi che ostacolassero l’arrivo dei nemici da mare o terra. Inoltre vennero realizzate delle piazzeforti collegate tra loro nelle zone di Gaeta, Mondragone, Ischia, Baia e Pozzuoli.
Il Castello Aragonese di Baia nel '700 e '800
Nel 1713 il Regno di Napoli passò sotto il dominio Austriaco. Solo pochi anni dopo, nel 1734, i Borbone conquistarono il potere in seguito alla battaglia di Bitonto. Durante questi anni furono eseguiti ulteriori interventi non significativi, per lo più di manutenzione. In seguito, al termine della supremazia dei Borbone e raggiunta l'Unità d'Italia nel 1861, il castello cessò il suo ruolo militare e conobbe diversi anni di abbandono.
Il Castello di Baia durante la Prima e Seconda Guerra Mondiale
Dopo un lungo periodo di incuria e degrado, nel 1914 il Castello Aragonese di Baia acquisì un nuovo ruolo, durante la Prima Guerra Mondiale. L’edificio fu adibito a carcere per i prigionieri austro-ungarici. Difatti, su una delle terrazze vennero innalzate delle mura per creare un recinto dedicato all’ora d’aria dei detenuti.
Nel 1926, invece, la prigione lasciò il posto ad un orfanotrofio, che aveva lo scopo di accogliere e formare professionalmente gli orfani di guerra per avviarli al mondo del lavoro. Fu proprio allora che nuove opere di ristrutturazione trasformarono ancora una volta l'architettura del castello, in maniera piuttosto radicale. Questo soprattutto per rendere la struttura più agevole per l'ospitalità dei ragazzi.
Con l'arrivo della Seconda Guerra Mondiale, poi, il castello tornò a svolgere la sua originaria funzione militare, anche perché gli orfani della guerra precedente si erano ridotti a poche unità. Di conseguenza il complesso fu dato alla Federazione dei Fasci di Combattimento, che inserirono al suo interno una batteria contraerea per abbattere gli aeroplani nemici.
Il Castello di Baia negl'ultimi decenni del '900
Con la fine del conflitto l'orfanotrofio tornò in essere, fino al 1975. Anno in cui le scarse condizioni igienico-sanitarie costrinsero il Comune di Napoli a trasferire altrove i 120 ragazzi assistiti. Nove anni dopo, nel 1984, il castello tornò al Demanio dello Stato e fu assegnato alla Soprintendenza Archeologica di Napoli, che aveva proposto di trasformarlo in un Museo Archeologico.
Architettura dell'antica residenza romana prima della costruzione del Castello di Baia
L'originaria villa residenziale romana, probabile abitazione di Cesare, era di fatto uno dei più importanti palazzi imperiali di Baia. Il vastissimo edificio digradava da circa 90 metri fino al livello del mare, dove si susseguivano una serie di peschiere, vasche destinate all'allevamento delle ostriche, padiglioni e ampi porticati. I ruderi, ora sommersi a causa del bradisismo, vennero riprodotti in una serie di vasetti fabbricati a Pozzuoli, fra il III e il IV secolo d.C..
La nascita del Castello Aragonese di Baia
Come già anticipato, della primitiva struttura del Castello Aragonese di Baia non restano tracce, se non una xilografia del 1539, dove si scorge un grande torrione a pianta quadrangolare, circondato da una cortina muraria rinforzata da torri angolari. Ciò che sappiamo è che il complesso inglobò parte dell’antica villa, quando nel 1495 il re Alfonso II d'Aragona fece erigere questa grande fortificazione, avvalendosi dei consigli dell’architetto Francesco di Giorgio Martini (che aveva precedentemente lavorato alla ristrutturazione del Castel Sant’Elmo). Nei decenni successivi, infatti, l’architettura fu radicalmente trasformata sotto il vicereame spagnolo con gli interventi ordinati dal viceré Pedro de Toledo.
Il potenziamento militare del Castello del viceré Pedro de Toledo
Con le innovazioni delle tecniche militari, il Castello Aragonese di Baia si trasformò in un insieme articolato di fortificazioni collegate tra loro. Parte della struttura che vediamo oggi risale a quelle modifiche, seppur nuovamente trasformata con ulteriori ristrutturazioni nei secoli successivi. Vecchie mappe settecentesche ci restituiscono la planimetria di allora, dalla quale si evince che l’architettura dovette adattarsi alla configurazione irregolare del terreno.
I principali rinnovamenti consistettero nella sostituzione delle torri cilindriche con ampie cinte murarie (alcune spesse fino a 6 metri) caratterizzate da scarpate molto pronunciate, bastioni angolari e baluardi. A nord-ovest c'era la torre di guardia soprannominata “Torre Tenaglia”, così chiamata grazie alla forma del baluardo posto alla sua base. A sud, negli angoli contrapposti, c'erano altri due baluardi. Quello a sud-est veniva chiamato "Prima batteria di Sant'Antonio" e consentiva di controllare gli accessi via mare.
Qui, per contrastare gli attacchi navali, si aggiunse anche un fortino armato con una batteria di grosso calibro, che si ricollegava alla terraferma grazie ad un pontile interrotto da un ponte levatoio. A sud-ovest c’era invece la "Seconda batteria di Sant'Antonio" che controllava gli accessi da terra, preceduti da una tortuosa gradinata e un altro ponte levatoio, mentre tutt'intorno c'erano ulteriori fossati e cinture di trincee e terrapieni. Nel lato ovest, la difesa era assicurata grazie ad ampie bocche di fuoco che si aprivano lungo la cinta muraria. La zona sud fu soggetta ad un ingrandimento, al cui interno fu realizzata una piazza d'armi e,nel 1556, a poca distanza fu edificata la piccola chiesa della Madonna del Pilar.
Il Castello Aragonese da fortezza difensiva a orfanotrofio
Dopo ulteriori interventi di manutenzione avvenuti sotto il dominio Austriaco e, successivamente, con la famiglia Borbone, nuove modifiche trasformarono radicalmente il Castello Aragonese di Baia. Nel 1926, infatti, il Demanio dello Stato affidò il monumento al Comune di Napoli per trasformarlo in orfanotrofio, fu a questo punto che si decise di rendere la struttura più vivibile per i giovani che sarebbero stati ospitati qui.
In particolare, la tortuosa gradinata esterna che dava accesso all’interno da via terra, venne sostituita con una rampa più regolare e accessibile. I fossati furono colmati, i ponti levatoi sostituiti da passerelle in cemento armato. La palazzina d'ingresso fu ampliata per ricavare l’alloggio del custode/portiere, mentre all'interno furono realizzati uffici, una scuola di tipografia, una cucina, un refettorio, una biblioteca, una palestra, una sala direzione e un parlatorio. Le camerate interne, invece, furono organizzate per diventare le stanze degli orfani.
Da orfanotrofio a museo archeologico, le trasformazioni del Castello
La trasformazione del Castello Aragonese di Baia in orfanotrofio ha sancito la fine delle grosse modifiche strutturali del monumento. Poi, quando nel 1984 l'edificio passò alla Soprintendenza Archeologica di Napoli che decise di trasformarlo in un museo, si diede il via a delle opere finali di adeguamento che consentissero al castello di poter ospitare quello che oggi è il Museo Archeologico dei Campi Flegrei, un grande patrimonio culturale del territorio, tuttora aperto al pubblico.
Museo Archeologico dei Campi Flegrei
Il Museo Archeologico del Castello Aragonese di Baia ospita alcuni fra i più importanti reperti rinvenuti nei Campi Flegrei. Ceramiche, statue e mosaici di epoca romana sono custoditi qui e suddivisi in diverse sale aperte al pubblico. Ma anche calchi di gesso e ricostruzioni moderne. La collezione è suddivisa in 5 sezioni dedicate ai ritrovamenti di Baia, Pozzuoli, Cuma, Miseno e Literno.
Tutte le sezioni sono dislocate in diverse zone del Castello, andando a formare un percorso che accompagna i visitatori seguendo anche una linea temporale. Nel tour non può mancare una sosta sulle grandi terrazze da cui si scorge un incantevole panorama, da qui è possibile scattare bellissime fotografie.
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