La Tomba di Agrippina è stata erroneamente definita come il sepolcro in cui sono riposti i resti della madre di Nerone, fatta uccidere dall'imperatore a Baia nel 59 d.C. È un piccolo teatro, un'odeion, risalente al I° secolo d.C. appartenente ad una villa marittima oggi nascosta. In seguito ai fenomeni del bradisismo, la struttura è stata trasformata in un ninfeo per poi sprofondare (in parte) sotto il livello della spiaggia di quella che oggi è Marina Grande di Bacoli.
- Descrizione
- Matricidio ad Agrippina
- Struttura
- Dimensioni
- Decorazioni delle pareti
- Volta a botte
- Contatti
Cos'è la Tomba di Agrippina
La Tomba di Agrippina o il Sepolcro di Agrippina che dir si voglia, è il nome con cui a partire dall'Ottocento in poi è stato indicato uno dei siti archeologici presenti nella città di Bacoli, penisola dei Campi Flegrei. In realtà non è nè un sepolcro nè un monumento al cui interno vi sono sotterrati le spoglie di Agrippina, mamma dell'imperatore Nerone: si tratta, all'origine, di un teatro, un odeion risalente al I° secolo d.C., a metà tra l'età augustea e quella giulio-claudia, afferente ad un'antica villa marittima di cui oggi non vi è più traccia, e divenuto poi ninfeo nel II° secolo d.C. a seguito delle varie trasformazioni subite a causa del fenomeno del bradisismo. Un piccolo teatro privato di una villa appartenente a qualche esponente della nobilitas romana dalle poche centinaia di posti, divenuto poi ninfeo ad emiciclo, a seguito di uno sprofondamento di parte della struttura, per ospitare spettacolari giochi d'acqua a livello del mare.
Il matricidio di Nerone ad Agrippina
Il sito era stato erroneamente definito Tomba di Agrippina per le testimonianze contenute negli Annales di Tacito nel quale, ricostruendo tutte le fasi del matricidio di Agrippina andate in scena tra Baia e Bacoli da parte dei sicari inviati dal figlio Nerone, parla della sua sepoltura sulla strada che conduce al porto di Miseno. Tacito racconta tutta la verità sulla congiura ordita nei confronti di Agrippina, invitata con l'inganno da Nerone a Baia nel 59' d.C. in occasione delle Quinquatrie, festività che si tenevano tra il 19 ed il 23 marzo in onore della dea Minerva, per un tentativo di riconciliazione dietro al quale, in realtà, l'imperatore di Roma architettò un piano per ucciderla, rea di volerlo spodestare dall'impero e di essere d'intralcio al matrimonio con Poppea, sua amante nonostante fosse sposato con Ottavia, figlia del pecedente imperatore Claudio.
Il piano ordito da Nerone era quello di riconciliarsi con la madre in una cena nella sua villa a Baia per poi farla imbarcare su una nave, una galera liburnica, diretta al porto di Miseno ma che si sarebbe dovuta sfaldare strada facendo, al largo delle acque del golfo flegreo. Ma Agrippina riesce a salvarsi, anche grazie al sacrificio della sua ancella Acerronia che, togliendosi la vita, trasse in inganno i sicari che erano presenti sulla nave, guidati da Aniceto, prefetto della flotta imperiale di Miseno, il vero mandante di Nerone. Tornata a nuoto nella sua villa di Bacoli, venne raggiunta proprio da Aniceto e gli altri sicari ai quali scoprì il proprio ventre pregando, in punta di morte, di ferirla lì al fine di maledire la nascita del figlio Nerone. I resti della salma di Agrippina dovrebbero essere stati sepolti sulla collinetta tra Baia e Bacoli, ma non si hanno notizie certe. Di sicuro non vi sono tracce nel sito di Marina Grande che è stato poi erroneamente indicato come suo Sepolcro o Tomba.
Caratteri architettonici
La struttura
Quel che resta visibile oggi della cosiddetta Tomba di Agrippina, a seguito anche delle varie trasformazioni che si sono succedute e i lavori di restauro effettuati nell'Ottocento ed anche negli anni Duemila per mettere in sicurezza volte, pareti e passaggi, è una esedra con tre emicicli posti alla medesima quota ed uno inferiore, 1,30 metri sotto il livello della spiaggia.
L'emiciclo inferiore (al quale si accede sulla sinistra) si qualifica come un corridoio semianulare, coperto da una volta decorata da riquadri in stucco similmente alle pareti vivacizzate di finestre e da nicchie curvilinee. Il corridoio inferiore immetteva in un altro ambulacro afferente alle altre strutture della villa. All'esterno, ancora oggi, si nota una scala centrale che conduceva all'emiciclo superiore, coperto da una volta rampante e con un prospetto scandito da finestre intervallate da tre porte ad arco. Ad esso si poteva accedere anche per mezzo di un'altra rampa di scale ubicata a sinistra, in un piccolo ambiente completamente disadorno e dalla pianta irregolare.
Nel secondo emiciclo vi erano due scale (oggi ne resta una sola) che conducevano alla parte superiore, dove si conservano i resti di una gradinata in opera reticolata (opus reticolatum).
Infine vi è il terzo emiciclo che si colloca alle spalle del secondo ed è oggi privo della volta e di una parte del muro esterno mentre quello interno conserva ancora l'originaria scansione determinata da semicolonne con fusti e capitelli rivestiti di stucco. All'interno di questo semicerchio ci sono dei setti murari che suddividono il corridoio in vari piccoli ambienti ascrivibili alla ristrutturazione del II° secolo d.C. che contemplò, tra le altre cose, anche la creazione di una piccola cisterna raggiungibile mediante tre gradini dall'ultimo vano a destra.
La tecnica utilizzata per la costruzione dell'originario teatro è quella dell'opus reticolatum con ammorsature a tufelli rettangolari e ricorsi di laterizi.
Le dimensioni della Tomba di Agrippina
Il sito archeologico del cosiddetto Sepolcro di Agrippina è percorribile solo in parte, poiché il lato nord-orientale è inglobato in una costruzione in stile neogotico mentre il prospetto esterno occidentale è quasi del tutto coperto da vegetazione del terrapieno del retro e il lato orientale è invece in parte interrato. Il semicerchio, dal diametro massimo di 36 metri, non si sviluppa per intero e si conclude a sud in una struttura ad angolo retto. L'altezza dei vari corridoi varia tra i 2,7 e i 3,1 metri, con una larghezza tra i 1,45 e 3 metri.
Le decorazioni
Le pareti
Le decorazioni lungo le pareti dei corridoi anulare (emiciclo inferiore) e assiale (dalla rampa principale di scale all'emiciclo superiore) della Tomba di Agrippina sono realizzate su intonaco a fondo bianco con incisioni rettangolari che creano l'effetto di un rivestimento a lastrine marmoree. Una successione di cornici in stucco e tracce di rilievi figurati sono presenti nella parte iniziale del corridoio assiale mentre in entrambi vi sono incisioni graffite nell'intonaco fresco che provocano dei pannelli bianchi di forma rettangolare che si alternano con ampiezza differente. Su una delle cornici del corridoio assiale è presente un fregio a kyma lesbio, di colore rosso-azzurro (secondo l'uso cromatico delle decorazioni monumentali a Pompei e nei Campi Flegrei), uno dei motivi che insieme all'anthemion costituisce il vocabolario decorativo abituale dei monumenti greco-romani.
Mentre nel corridoio dell'emiciclo mediale il rivestimento è interamente scomparso (si notano solo dei resti di intonaco a sfondo giallo alla base), nel corridoio dell'emiciclo superiore si notano tracce di colorazione rossa su alcune bande di inquadramento. Si tratta di semicolonne (50 cm di diametro) in opera reticolata (poste a intervalli di 110 cm) rivestite da stucco bianco e sormontate da capitelli corinzi. Probabile che le semicolonne siano state rivestite in occasione delle successive fasi di risistemazione del sito archeologico.
La volta a botte
La volta a botte del corridoio assiale, quello che attraversa tutti e tre gli emicicli, ha una superficie che è possibile dividere in due tratti. Il primo tratto (più lungo) è caratterizzato da pannelli rettangolari, di ampiezza differente e alternati, contenenti diverse forme geometriche, ordinate secondo uno schema a scompartimenti giustapposti e simmetrici. I pannelli sono legati tra loro mediante listelli in stucco bianco, ornati da un fregio ad ovoli senza lancette. All'interno dei pannelli più stretti ci sono esagoni e losanghe, all'interno di quelli più ampi e centrali ci sono un cerchio, un quadrato a lati concavi e di nuovo un cerchio. Il cerchio possiede al suo interno un ulteriore motivo decorativo. Ogni scompartimento, di qualunque formato esso sia, doveva ospitare al suo interno un rilievo figurato, non sempre identificabile oggi sia per l'usura del tempo sia per la frammentarietà delle immagini: grifi, rosette, figure femminili (distesa o fluttuante).
Il secondo tratto (più breve) è incompleto di rivestimento all'inizio ma anche qui la superficie è caratterizzata da larghi pannelli rettangolari contenenti compartimenti quadrangolari definiti da cornici in stucco e collegati tra loro. Sono sempre visibili, seppur in maniera poco chiara, tracce di figure (amorini, cariatidi e altre immagini femminili) ma non forme circolari o esagonali.
Come arrivare e come visitare
Ad oggi la Tomba di Agrippina non è ancora ufficialmente aperta al pubblico a causa della fragilità del sito. Per visitare con un percorso guidato e circostanziato, occorre contattare l'ufficio cultura e turismo del Comune di Bacoli. Non è previsto alcun titolo d'ingresso.
Tomba di Agrippina è facilmente raggiungibile con mezzi propri arrivando direttamente in Via Ortenzio, località Marina Grande di Bacoli, a due passi dalla spiaggia. Con i mezzi pubblici da Napoli prendere la linea ferroviaria Cumana ed arrivare al capolinea Torregaveta, poi l'autobus di linea Torregaveta-Fusaro con fermata prevista all'incrocio tra Via Risorgimento e Via Roma per poi dirigersi a piedi lungo Via Ortenzio con il sito che comparirà sulla destra.
Non essendo prevista alcuna apertura al pubblico o titolo d'ingresso, se si vuole visitarla è consigliabile telefonare al Comune di Bacoli ai numeri sopra indicati per ottenere informazioni più dettagliate e attuali. È possibile fotografare il sito, ben visibile dall'esterno lato spiaggia. Nel periodo estivo si suggerisce un abbigliamento leggero in tenuta finanche balneare, approfittando della spiaggia e del mare di fronte.
Bibliografia
- Infusino G., Storia, miti e leggende dei Campi Flegrei. Napoli, 1995.
- Iodice S.V., Raimondi M.L., Il Sepolcro di Agrippina a Bacoli: architettura e decorazioni. Roma, 1996.
- Foto galleria realizzate da Nicola d'Orso, 2017.