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Cento Camerelle

Cento Camerelle

Cento Camerelle è considerata la più importante e imponente struttura idraulica privata dell'antichità, nota nella tradizione antiquaria anche con il nome di Prigioni di Nerone. Sito sul promontorio di Bacoli, tra la spiaggia di Marina Grande e la spiaggia del Poggio, è un edificio con più livelli di cisterne sotterranee sovrapposte, che faceva parte di una sontuosa villa appartenuta all'oratore Ortensio e poi a Nerone.

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Cento Camerelle. (2018)
  1. Descrizione
  2. Storia
  3. Celle e cunicoli
  4. Altri livelli
  5. Ambienti sulla costa
  6. Cisterna delle Bacolesi
  7. Cisterna II di Punta Cento Camerelle
  8. Resti sommersi
  9. Contatti

Cosa sono le Cento Camerelle?

Cento Camerelle, o Centum Cellae, è un sito archeologico presente a Bacoli, sul promontorio che affaccia su Marina Grande, nell'omomino quartiere della storica parte alta della cittadina flegrea che si trova alle spalle della Chiesa di Sant'Anna. Il sito di Centum Cellae, chiamato così per la moltitudine di ambienti e cunicoli sotterranei presenti, è una struttura complessa composta da più livelli di cisterne sotterranee sovrapposte indipendenti tra loro poichè orientate diversamente ed appartenenti ad epoche differenti.

Storia del sito archeologico

Un composito impianto idraulico facente parte di un'antica e lussuosa villa marittima appartenuta nel I° secolo a.C all'oratore Quinto Ortensio Ortalo, un avvocato impegnato in politica che fu anche console (nel 69 a.C) e che era appassionato di pescicoltura, al punto da utilizzare parte della sua villa proprio per la raccolta dell'acqua in delle cisterne e l'allevamento dei pesci. A quest'ultimo Cicerone, che nella villa di Ortensio teneva i suoi discorsi filosofici degli Academica Priora, gli diede il soprannome di "Tritone" o "incantatore di pesci".

La villa passò successivamente ad Antonia, moglie di Druso, anch'essa appassionata nell'allevamento delle murene, per poi passare al demanio imperiale di Nerone, a cui la tradizione antiquaria fa riferimento non solo indicandola come ultima dimora di Agrippina prima della sua uccisione ma anche nel conferire a Cento Camerelle l'appellativo di "Carceri di Nerone" a causa delle varie celle quasi a formare un labirinto.

In età augustea l'edificio fu adibito a deposito di anfore olearie e vinarie e altri materiali a servizio della flotta imperiale di Miseno. Infine, negli ultimi decenni del IV secolo d. C., la villa è stata posseduta da Quinto Aurelio Simmaco Eusebio, noto scrittore e uomo politico (fu console nel 391 d. C.), nonché campione del paganesimo morente e cugino di Sant’Ambrogio. Oggi il sito è posto sotto la tutela della Soprintendenza Archeologica Campania ma fino al 1678 rientrava tra i beni del monastero dei SS. Pietro e Sebastiano in Napoli.

Una struttura di celle e cunicoli

Cento Camerelle è una complessa struttura idraulica composta da due distinti livelli sovrapposti l'uno all'altro, che si orientano in direzioni differenti e che appartengono a due periodi diversi.

Il sito consiste in due piani di cisterne asimmetriche:

  • I cisterna al piano superiore, 3 metri sotto il livello dell'omonima strada Via Cento Camerelle, risalente all'età augustea (I° secolo d.C);
  • II cisterna ad un piano inferiore che risale invece all'età repubblicana (II° secolo a.C.).

Prima cisterna

La prima cisterna, con orientamento nord-nord-est sud-sud-ovest, è un ambiente suddiviso in quattro navate da tre file di pilastri con volte a botte sorrette da grandi arcate. Al centro di ciascuna volta vi è un pozzetto quadrato d'areazione (0,42 m) con pareti in mattoni sesquipedali. Al di sopra delle volte a botte una terrazza in signino.

La cisterna è scavata nel tufo per 2 metri, ha pareti in opus reticolatum con ammorsature in tufelli ed il pavimento è rivestito ancora oggi da uno strato di cocciopesto impermeabilizzante. In una delle celle è presente una nicchia (alta 1,67 m) con le pareti laterali e l'armilla in tufelli con ancora traccia del rivestimento di intonaco.

Seconda cisterna

La seconda cisterna, quella più antica, è situata 6 metri più in basso raggiungibile attraverso una scala metallica anche se nel 1990, in seguito al crollo di un albero, lavori di scavo hanno portato alla luce la scala originaria che collegava i due livelli.

La cisterna presente nel secondo livello di Cento Camerelle è costituita da una stretta maglia di vani ortogonali alti pochi metri, molti ancora inesplorati, comunicanti tra loro e con orientamento est-nord-est ovest-sud-ovest. Sopra gli stretti passaggi tra un cunicolo e l'altro (altezza di 1,6 metri) una copertura a tegole, mentre altri varchi presentano una copertura piana. Risultano privi di volta, invece, quegli ambienti che sulla sinistra si trovano in corrispondenza con quelli del piano superiore. La fodera muraria è in opera cementizia con alla base e negli angoli uno strato ulteriore di cocciopesto, un cordolo, per evitare pericolose infiltrazioni d'acqua verso il basso.

Sulla destra si apre l'unico corridoio percorribile, costuito da una serie di piccoli ambienti (4 x 2 metri) scavati nel tufo che presentano copertura piana o spiovente. Un corridoio che si affaccia sullo specchio di mare di Marina Grande dove sono ancora riconoscibili resti di strutture di epoca romana, forse peschiere. La villa di Ortensio doveva essere dotata di diversi canali e cisterne attraverso cui raccogliere quanta più acqua possibile per rifornire fontane, ninfei e, soprattutto, le peschiere di cui il noto oratore ne era appassionato avendo appreso le più recenti tecniche di pescicoltura dall'amico Sergio Orata, ideatore in quel tempo di una delle più innovative teniche di allevamento dei molluschi nel Lago Lucrino.

Presenza di altri livelli

L'architettura idraulica di Cento Camerelle doveva essere ben più imponente di quella visibile e parzialmente esplorata ad oggi. Oltre alle due cisterne sovrapposte dovevano esserci altri piani inferiori quasi ad arrivare a livello della spiaggia.

Diversi studi archeologici e speleologici hanno evidenziato che il sito di Cento Camerelle avesse in realtà un terzo livello ancora più interrato poichè pochi metri sopra il livello del mare, dal costone della costa scoscesa, si ravvisa la presenza di altri cunicoli scavati nel tufo identici a quelli della cisterna di età repubblicana, foderati da mura in opera reticolata ancora in piedi. Due di questi ambienti presentano ancora tracce di pavimenti in cocciopesto e parte delle pitture paretali. Stando a documenti depositati presso l’Archivio della Soprintendenza archeologica, il complesso dei serbatoi sarebbe stato ancor più vasto, includendo altri cunicoli a quota ancor più bassa, in corrispondenza della spiaggia odierna.

Gli ambienti sulla costa

La conferma dell'esistenza di altri livelli al di sotto di quelli già noti afferenti al sito di Cento Camerelle viene data dalla presenza di due cavità di origine antropica lungo il costone tufaceo del promontorio le cui caratteristiche, analizzate attraverso appositi studi e indagini di natura speleologica, permettono di identificarle quali cisterne idrauliche di età romana. Oltre a queste si riconoscono altre cavità prospicienti il versante settentrionale della cosiddetta Punta Cento Camerelle, affacciate su Marina Grande.

In particolare, sul versante orientale della falesia tufacea, si registrano sei ipogei, due dei quali più grandi e visibili da mare, di chiara origine antropica: una è stata denominata Cisterna delle Bacolesi, per una iscrizione dedicata alle donne (Amo due cose/le bacolesi e le rose/le rose un giorno/le bacolesi tutta la vita/sono stato soddisfatto/donne/9 aprile 1969), l'altra più semplicemente Cisterna II di Punta Cento Camerelle. Ambedue sono prive di pozzetti, né idraulici né d'areazione. Ciò vuol dire che l'acqua qui immagazzinata, proveniente dall'alto, non sembra funzionale al consumo diretto e le due cisterne in questione sembrano assumere il ruolo di piscinae limariae site a quota intermedia tra i grandi serbatoi di Cento Camerelle e altri ambienti posti a quota inferiore e pertinenti la pars maritima della grande villa di Ortensio.

La Cisterna delle Bacolesi

La Cisterna delle Bacolesi si trova 7 metri al di sopra del livello del mare, ha una forma rettangolare allungata con soffitto a volta ed è suddivisa in sei ambienti concamerati, cinque in successione ed un sesto in posizione ortogonale, per una lunghezza totale di 46 metri scavati nel tufo (la larghezza dei singoli vani varia da 2 a 5 metri dell'ultimo ambiente).

Il paramento murario in opera cementizia è rifinito di un liscio intonaco idraulico non molto dissimile da quello presente nella cisterna inferiore del complesso di Cento Camerelle. Inoltre tra un ambiente e l'altro vi sono dei muri divisori in posizione trasversale, con aperture al centro, alti circa 3 metri ma che non arrivano a toccare il soffitto. Non sono dei muri di sostegno ma servono sia per il contenimento dei depositi limosi che avrebbero ingolfato il canale di scarico sia per fare da freno alla massa d'acqua che la cisterna a camere comunicanti poteva arrivare a contenere (circa 348mila litri). Le varie aperture nelle sezioni trasversali sono diverse tra loro e ciò fa ipotizzare che possano essere state progettate in una fase successiva alla costruzione degli alzati. In un piccolo vano presente 3 metri sopra l'ingresso si registra una canaletta di alimentazione.

La Cisterna II di Punta Cento Camerelle

La Cisterna II di Punta Cento Camerelle si trova 10 metri sopra il livello del mare ed è anch'essa raggiungibile via mare. L'ingresso della cavità è abbastanza ampio, anche se l'interno è invaso di detriti e crolli, ed è in opera cementizia. La pianta della cisterna è rettangolare (lunghezza 21 metri, larghezza 4,5) con parete di fondo semicircolare e volta del soffitto ad arco ribassato. La cisterna è divisa da due coppie di muri trasversali anch'essi in opera cementizia e ricoperti di cocciopesto idraulico. Il paramento che fodera i muri perimetrali della cavità, scavata anch’essa nel tufo, è in opus reticolatum leggermente irregolare: le tessere, i cubilia, sono dai 7 ai 10 cm di lato, allettati con una malta chiara e resistente. A causa del collasso dello spesso intonaco che rifiniva i paramenti, la tecnica muraria è ben visibile in quasi tutta la superficie interna nonostante l'opera reticolata sia composta da tufelli dalla pezzatura poco omogenea, non tanto per incapacità tecnica della manovalanza quanto per la semplicità del contesto (rivestimento di un ipogeo) a cui erano destinati. Anche Cisterna II di Punta Cento Camerelle presenta una canaletta di alimentazione. Non una ma due, entrambe site sulla parte più interna del soffitto.

I resti sommersi

Sommersi in mare, tra Marina Grande e l'insenatura che apre sul Poggio, sono stati scoperti reperti archeologici un tempo legati alle attività della villa che fa riferimento a Cento Camerelle

Ai piedi del promontorio di Bacoli su cui giace il sito di Cento Camerelle, sommersi nel mare vi sono resti di alcuni ambienti, forse peschiere, un tempo appartenenti alla villa di Ortensio e sprofondati a causa del bradisismo. Tra questi è riconoscibile anche un'estesa banchina in opera cementizia di età romana ed una serie di pilae che si origina da un'ampia gettata sovrastata dai resti di un impianto termale databile, presumibilmente, intorno all'età neroniana. Un ponte ad arcate collegava il settore termale col piede del promontorio delle Cento Camerelle.

Dalla parete tufacea a picco sulla spiaggia di Bacoli, alla fine di Via Poggio, sporgono a 7-8 metri dal suolo resti di strutture romane in parte interrate, in parte inglobate in un edificio di recente costruzione ed in parte crollate. Anche questi resti si pensa possano appartenere alla villa marittima di Ortensio, così come ad essa sembrano attribuibili alcune statue, una di donna ed una di uomo togato, mutilato della testa e di una mano, ritrovate in mare. Ulteriori strutture antiche, tra le quali un molo sommerso, giacciono lungo il lato meridionale dell’insenatura. Qui si sono scoperte cinque colonne (dal diametro di circa 40 centimetri) a fusto liscio (quattro in granito ed una in marmo cipollino dall’isola greca dell’Eubea) ed un frammento di trabeazione marmorea giacenti su un piano di calpestio in tufo, quindi ancora nell’originaria posizione di caduta.

Cento Camerelle, come arrivare e come visitare

Il complesso archeologico di Cento Camerelle ad oggi risulta chiuso al pubblico per motivi di sicurezza a causa del pericolo di crollo in alcuni tratti. Tornerà visitabile soltanto in seguito a lavori di manutenzione straordinaria e di ristrutturazione necessaria (interventi non ancora programmati).

Il monumento si trova alla fine dell'omonima Via Cento Camerelle, raggiungibile soltanto a piedi vista l'assenza di aree parcheggio nelle vicinanze. Per arrivarci bisogna percorrere il centro storico di Bacoli a piedi, salire per Via Sant'Anna dopo aver attraversato Via Gaetano De Rosa o per Via Ambrogio Greco dopo aver imboccato Via Carannante. Via Cento Camerelle si trova esattamente alle spalle della Chiesa di Sant'Anna.

Se si arriva in auto è possibile parcheggiare nell'area mercatale adiacente la Villa Comunale (indicazione Via Miseno) o presso uno dei parcheggi privati per poi raggiungere il sito godendo del centro storico e commerciale di Bacoli. Dalla spiaggia di Marina Grande, lato destro, è possibile dare uno sguardo da mare agli ingressi delle cavità presenti lungo il costone tufaceo del promontorio di Punta Cento Camerelle.

  • Assuntore di custodia
  • Ente Parco dei Campi Flegrei
  • Prezzo biglietto
  • Ingresso gratuito
    Temporaneamente NON accessibile.
    Temporaneamente chiusa.

Bibliografia

  1. Incisione di Rajola T., Fiorillo N., Pianta della Fabbrica chiamata Centocamerelle, P.A. Paoli, tav. 58. Napoli, 1768.
  2. Borriello M., D'Ambrosio A., Baiae - Misenum, Forma Italiae. Firenze, 1979.
  3. Amalfitano P., Camodeca G., Medri M., I Campi Flegrei: Un itinerario archeologico. Venezia, 1990.
  4. Race G., Bacoli, Baia, Cuma, Miseno. Storia e mito. Bacoli, 1981.
  5. Guidone I., Indagini preliminari a Punta Cento Camerelle, III° Convegno Regionale di Speleologia. Napoli, 2017.
  6. Foto galleria di Nicola D'Orso, 2018.
  7. Autore Mauro Cucco, 2019.

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