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Quando nel 1782 il Fusaro diventò avamposto della capitale del Regno

Quando nel 1782 il Fusaro diventò avamposto della capitale del Regno

Correva l’anno di grazia 1782 e il Fusaro, con le sue pertinenze, si accingeva a diventare un piccolo, ma assai significativo avamposto della capitale del Regno. Residenza reale sì, ma anche - al tempo stesso - azienda produttiva, centro trainante di un grande progetto di bonifica territoriale, teso a recuperare, per gli usi civili, un comprensorio paludoso su cui consentire l’insediamento di una popolazione stabile su cui promuovere nuove occasioni di lavoro.

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Cartolina del Fusaro con Casina Vanvitelliana. Autore ignoto, anno sconosciuto.

Valorizzazione e rinascita del lago Fusaro

A quel punto, il piano di valorizzazione e di rinascita del Lago Fusaro (lo specchio d’acqua che i greci avevano identificato con il fiume infernale Acheron e i romani indicarono come l’Acherusia Palus) raggiunse il suo punto culminante con la progettazione e la costruzione del Real Casino. Alla morte degli architetti di corte, Luigi Vanvitelli (1773) e Ferdinando Fuga (1780), nel 1782 Carlo Vanvitelli fu chiamato a realizzare le sue maggiori opere per la Casa Reale Borbonica: un Casino al Fusaro, il Real Passeggio di Chiaja e il Giardino Inglese di Caserta, per la cui strutturazione si avvalse dell’inglese G. A. Graefer, noto giardiniere ed esperto in botanica.

Per la nuova residenza del Re Ferdinando IV, il genio di Carlo Vanvitelli suggerì di utilizzare l’isolotto su cui, al tempo della Real Casa Santa dell’Annunziata, si trovava l’alloggio del guardiano del lago e il deposito degli attrezzi da pesca. Fino a pochi anni prima, la casetta sul lago era stata utilizzata come straordinaria base di partenza per escursioni nel territorio circostante, alla ricerca dei resti dell’età classica che i Campi Flegrei già cominciavano a offrire ai primi visitatori.

Era l’epoca del Grand Tour

Nel 1750, per volere di Carlo di Borbone, erano iniziati gli scavi del Serapeo a Pozzuoli e le prime indagini sul sito di Cuma che, 2500 anni prima, aveva ospitato la più antica colonia greca dell’Occidente mediterraneo: quella straordinaria città, legata al mito della Sibilla e al ricordo di Enea, che avrebbe portato a indicare l’attuale golfo di Napoli con il nome immaginifico di “Cratere Cumano”. Dopo aver consolidato l’isolotto, foderandolo con grosse pietre, in un anno appena, Carlo Vanvitelli terminò i lavori. L’affascinante padiglione poligonale, che d’incanto sorse dalle acque del lago Fusaro, fu strutturato su due livelli con corpi sporgenti e terrazzati su entrambi i lati.

I dipinti di Jakob Philipp Hackert per Ferdinando IV

Il pittore di corte Jakob Philipp Hackert, amico del Vanvitelli, ne esaltò la magnificenza in un suo dipinto, prendendo a pretesto la caccia reale (Museo di Capodimonte - Ferdinando IV a caccia di folaghe nel lago Fusaro). Il Re aveva conosciuto Hackert nel 1782, nella sala circolare del Real Casino. In quella occasione, a fare gli onori di casa, presentandolo al sovrano, fu l’ambasciatore di Russia, il conte Rasumowsky, divenuto amico di Hackert. Il Re approfittò subito della verve creativa dell’artistica, commissionandogli quattro dipinti che riproducessero le quattro stagioni di caccia in vari possedimenti borbonici. Le quattro grandi tele rappresentavano: "...La Primavera a San Leucio e dietro Piè di Monte Alifa; L'estate a Santa Lucia di Caserta e dietro il Mattaccone (Maddaloni; L'Autunno a Sorrento, e dietro Napoli; L''Inverno a Persano, con il Monte Postiglione coperto di neve."

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